Una visione lungimirante nella produzione di energia rende la Confederazione meno vulnerabile agli aumenti.
Il caro bollette derivante dall’aumento dei costi dell’energia tocca, in questo 2022, anche la Svizzera, ma i rincari sono ben distanti dalle devastanti (per molte aziende e famiglie) impennate registrate in Italia.
Per capire di cosa stiamo parlando, basta dare un’occhiata ai dati della Commissione federale per l’energia elettrica svizzera, che già nel novembre scorso aveva saputo quantificare gli aumenti.
Ebbene, un nucleo familiare medio in Svizzera pagherà l’energia nel 2022 circa il 3% in più rispetto al 2021, mentre per le piccole imprese i rincari saranno contenuti entro il 2%. Si tratta, ovviamente, di dati medi, che uniformano possibili differenze, anche sensibili, dipendenti soprattutto dalla morfologia del territorio in cui viene erogata l’energia e dai conseguenti costi di trasporto delle materie energetiche. E’ evidente, del resto, che far arrivare gas nelle aree più montagnose implica costi relativamente importanti. Inoltre, per alcuni gestori di rete, svolgono un ruolo fondamentale i tributi e le prestazioni agli enti pubblici, la cui variazione a livello nazionale può essere considerevole.
La stabilità tariffaria svizzera deriva in gran parte dal suo sistema di produzione dell’energia. In Svizzera, sempre secondo i dati ufficiali della Confederazione, l’elettricità è prodotta prevalentemente dalle centrali idroelettriche (59,9%) e nucleari (33,5%) e dagli impianti termici convenzionali (2,3%, non rinnovabili).
Attualmente in Svizzera è in corso una svolta energetica che va sotto il nome di «Strategia energetica 2050» e che porterà gradualmente all’abbandono dell’energia nucleare. Una svolta che, seppur diluita negli anni, sta già dando i primi risultati.
Risultati ben visibili nelle bollette di famiglie e imprese.
